Cività Contadina nelle Marche

Cività Contadina nelle Marche

La storia della Festa del Covo ha origini lontane che risalgono agli anni 30 del Novecento quando l'economia, gli usi, le tradizioni ed i costumi erano tutti esclusivamente di derivazione contadina e popolare. Le Marche sono state la regione più mezzadrile d’Italia. Il processo di popolazione delle nostre campagne è stato lunghissimo, durato centinaia di anni, e terminato nella metà degli anni ’60 del Novecento con la fuga dalle campagne e il conseguente incremento della popolazione urbana. I tratti del paesaggio agrario marchigiano non sono un dono o un dato naturale, ma il prodotto di secoli di intelligente e cauto intervento dell’uomo.

Quella rurale, nelle Marche, è una grande storia, una storia dimenticata, di quelle che non fanno rumore, una storia che col tempo ha assunto i contorni di una vera e propria civiltà: la civiltà contadina marchigiana.

Questa antica civiltà agricola era basata essenzialmente sul rapporto stabilito mediante l’istituto della mezzadria che prevedeva un patto, un contratto agrario, per il quale un proprietario terriero, il concedente, ed un coltivatore capo di famiglia colonica, il mezzadro, si associavano per la coltivazione di un podere al fine di dividerne a metà i prodotti, gli utili e le spese. Le condizioni pattizie della mezzadria, che nella realtà dei fatti, col passare del tempo, prevedevano sempre meno equità nella divisione di utili, prodotti e spese, erano molto dure per il mezzadro.

Quello del contadino e della sua famiglia era un vivere semplice, fatto di fatiche e privazioni in cui il lavoro dei campi cadenzato dal ritmo delle stagioni, in particolare quello legato al raccolto del grano, era protagonista. All’epoca, mietere e trebbiare il grano rappresentava il momento più importante di tutta l’annata agricola, un vero e proprio rito vissuto con partecipazione totale da tutta la comunità. Era quel raccolto che assicurava al contadino il sostentamento di tutta la famiglia.

Le persone radunate, curve sotto il sole cocente dall’alba al tramonto, lavoravano duramente ma in allegria, scambiandosi battute scherzose o stornellando allegramente. A rompere l’uniformità del duro lavoro dei campi ci sono poi le feste, attese con desiderio e ferventi preparativi, l’occasione per indossare il vestito della festa e partecipare agli eventi organizzati su iniziativa solitamente del parroco.

Campocavallo, il suo territorio e la sua gente, furono anch’essi protagonisti anonimi e silenziosi di questa vita contadina nelle Marche del Novecento. Una civiltà ormai del tutto scomparsa e di cui si è perso spesso anche il ricordo, quando uomini e animali, gesti e consuetudini divenivano espressione di una religiosità dalla dimensione corale e collettiva, ancora oggi testimoniata dalla Festa del Covo e dall’umanità autentica e generosa che gli ruota attorno e che fa di questo piccolo centro dell’osimano un luogo di fede e di memoria di grandissimo valore.

Web Marketing e Siti Internet per Hotel Omnigraf - Web Marketing e Siti Internet